Interessante e articolato il tipo d'intervento.Mi pare che affrontare con un'ottica sistemica i problemi sia sempre la soluzione più vantaggiosa. La scuola,la famiglia,i bambini sono i tre elementi che non possono essere scissi.Inoltre spesso,quasi sempre, il problema del bambino affonda le radici nel problema dei genitori o degli insegnanti.Aldilà dei tipi di approccio, in sostanza, è importante ricuperare "la salute" individuale degli "adulti" per aiutare i bambini in difficoltà. mori
Interessante la "scatola degli utensili"! Un inquadramento rassicurante fornito da un dogma, da un setting, da una tecnica non farebbe che consolidare l'affrontamento e lasciare "il bambino e il suo problema" di fronte all'esperto del momento. Ho constatato spesso che nella scuola anche l'intervento di uno psicologo che si metta dalla parte del bambino nei confronti degli insegnanti ritenuti "esigenti e incapaci di comprendere" perpetua e riproduce la dinamica di vari altri che confliggono, che si affrontano e che paiono porsi a difesa delle rispettive identità. Forse l'altro dell'affrontamento è un altro esterno. E'ancora l'altro dell'intersoggettività. In fondo è forse l'ipotesi dell' Altro come costitutivo del soggetto che ci fornisce questa scatola di utensili per "sgarbugliare il nodo"...
la domanda che mi resta è: che fine ha fatto il Maestro (più ancora che la maestra)? Se l'analisi può sicuramente fornire una scatola di utensili preziosissima, non continua però a mancare - a scuola come in famiglia - quel punto di riferimento capace di arginare l'angoscia, di dare dei limiti, di costituire anche oggetto di transfer per il bambino/i bambini? Questi insegnanti sembrano rendersi perfettamente conto del disagio dei bambini, ma non sentirsi assolutamente in grado di costituirne una risposta - semmai ne diventano parte. Si cerca un soggetto che "sappia" come rimettere le cose a posto, come se questo "sapere" - ancora una volta - dovesse essere scientifico, codificato, esatto, tecnologico...
Quel che dice Elettra è vero: gli insegnanti sono in difficoltà nel gestire l'angoscia dei bambini, ma il problema è la perdita di forza dell'Istituzione Scuola in quanto tale, nel suo insieme. Mancando le certezze tradizionali il ripiego viene cercato nelle competenze scientifiche. Ma è questo il punto: quando si dà loro una prospettiva diversa gli insegnanti sono perfettamente in grado di coglierla, o di appoggiarvisi. Si tratta, più radicalmente, di un problema politico, dove le burocrazie amministrative vanno d'intesa con il tecnicismo pesudoscientifico
Interessante e articolato il tipo d'intervento.Mi pare che affrontare con un'ottica sistemica i problemi sia sempre la soluzione più vantaggiosa. La scuola,la famiglia,i bambini sono i tre elementi che non possono essere scissi.Inoltre spesso,quasi sempre, il problema del bambino affonda le radici nel problema dei genitori o degli insegnanti.Aldilà dei tipi di approccio, in sostanza, è importante ricuperare "la salute" individuale degli "adulti" per aiutare i bambini in difficoltà.
RispondiEliminamori
Interessante la "scatola degli utensili"! Un inquadramento rassicurante fornito da un dogma, da un setting, da una tecnica non farebbe che consolidare l'affrontamento e lasciare "il bambino e il suo problema" di fronte all'esperto del momento. Ho constatato spesso che nella scuola anche l'intervento di uno psicologo che si metta dalla parte del bambino nei confronti degli insegnanti ritenuti "esigenti e incapaci di comprendere" perpetua e riproduce la dinamica di vari altri che confliggono, che si affrontano e che paiono porsi a difesa delle rispettive identità.
RispondiEliminaForse l'altro dell'affrontamento è un altro esterno. E'ancora l'altro dell'intersoggettività. In fondo è forse l'ipotesi dell' Altro come costitutivo del soggetto che ci fornisce questa scatola di utensili per "sgarbugliare il nodo"...
la domanda che mi resta è: che fine ha fatto il Maestro (più ancora che la maestra)? Se l'analisi può sicuramente fornire una scatola di utensili preziosissima, non continua però a mancare - a scuola come in famiglia - quel punto di riferimento capace di arginare l'angoscia, di dare dei limiti, di costituire anche oggetto di transfer per il bambino/i bambini? Questi insegnanti sembrano rendersi perfettamente conto del disagio dei bambini, ma non sentirsi assolutamente in grado di costituirne una risposta - semmai ne diventano parte. Si cerca un soggetto che "sappia" come rimettere le cose a posto, come se questo "sapere" - ancora una volta - dovesse essere scientifico, codificato, esatto, tecnologico...
RispondiEliminaQuel che dice Elettra è vero: gli insegnanti sono in difficoltà nel gestire l'angoscia dei bambini, ma il problema è la perdita di forza dell'Istituzione Scuola in quanto tale, nel suo insieme. Mancando le certezze tradizionali il ripiego viene cercato nelle competenze scientifiche. Ma è questo il punto: quando si dà loro una prospettiva diversa gli insegnanti sono perfettamente in grado di coglierla, o di appoggiarvisi. Si tratta, più radicalmente, di un problema politico, dove le burocrazie amministrative vanno d'intesa con il tecnicismo pesudoscientifico
RispondiEliminaHo appena scoperto il suo blog , lo leggerò con calma. grazie
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